Recensione: Io sono Una di Una (Add Editore) – Becoming Unbecoming

Acquistalo subito: Io sono Una

Titolo originale: Becoming Unbecoming
Autore: Una
Editore: Add Editore

Data di uscita: 2018
Prezzo: € 19,50
Pagine: 208

Nel 1977 Una ha dodici anni. I ragazzi della sua età ascoltano punk o ska, invece lei sta imparando a suonare con la chitarra Mull of Kintyre dei Wings. È quella la musica che le piace.

In quegli anni, nello Yorkshire, la figura di un inafferrabile Squartatore miete vittime tra le donne occupando le prime pagine dei giornali. Alle ragazze si consiglia «di vestire in modo non appariscente», «di tornare a casa presto la sera», «di comportarsi in modo consono», in un assurdo cortocircuito secondo cui la colpa della violenza è da imputare anche alle vittime.

Dopo un episodio di abuso, Una, da ragazza sicura di sé, si trasforma e decide di imparare ad «abbassare lo sguardo» per allontanare l’attenzione dei ragazzi.
Sola, impotente e piena di una vergogna che la porta a credere di essere «guasta», la protagonista di questo struggente memoir è costretta a fare i conti prima con il mondo che non sa ascoltare, poi con le proprie ferite.
La storia di Una – il mio nome è Unauna di molte – deve confrontarsi con un contesto di misoginia strisciante, per trovare il modo e le parole di essere raccontata.
Mischiando stili, linguaggi e atmosfere il libro va oltre l’autobiografia ed esplora la responsabilità sociale di una cultura in cui l’arroganza maschile rimane incontrastata, mentre la solitudine in cui è lasciata la vittima è una nuova e continua violenza.

Bentornati sulla Stamberga, sono qui per parlarvi di una graphic novel dai contenuti importanti, “Io sono una”, di Una, pubblicata in Italia da Add Editore.

Questa è una graphic novel di quelle forti, intensa e ricca di significato, riesce a sfondare un muro di acciaio con la sola forza delle sue parole e delle immagini che le accompagnano.
Oltre a questo il tema su cui si basa è qualcosa di attuale, un argomento spinoso che gli uomini preferiscono evitare , lo stupro, ma è proprio questa vigliaccheria di massa che mi ha spinto a scegliere di recensire questo volume.

La storia di Una è qualcosa che va diffusa, un messaggio importante ed una testimonianza contro tutti coloro che si rendono colpevoli di abusi, ma soprattutto un urlo a squarciagola contro una sistema sociale che non vuole ascoltare le grida di chi soffre.
Oggi sentiamo in continuazione parlare di una ragazza stuprata qui, di un marito che picchiava la moglie di là e a furia di sentire queste storie fra una notizia sulla politica e il pettegolezzo di un vip si ha quasi l’impressione che fatti di cronaca così gravi vengano davvero paragonati allo scandalo di un calciatore che ha preso una multa o a un politico che ha proclamato l’ennesima idiozia sulle ruspe.

Questi casi vengono sempre presi sottogamba, proprio come succede con Una, la protagonista che viene “raggirata” da alcuni ragazzi e stuprata. All’inizio non capisce cosa accade ma ciò che le succede la fa sentire sporca e il parlarne le ha solo procurato una sfilza di insulti e disagio. In certi casi sembra quasi che le persone prendano le difese dello stupratore di turno iniziando a giudicare la vittima come qualcuno che se l’è cercata, che ha sbagliato perchè si è trovata in quella situazione, come se avesse deciso che quel giorno, tanto per cambiare, volesse provare a farsi stuprare, tanto lo fanno tutti.
No.

Nel tempo si è evoluto ed è diventato un qualcosa di ripugnante da fare solo per sfidare le regole o per provare un brivido dietro la schiena perchè tanto si sa come vanno certe cose, soprattutto in questo paese dove si uccide e si stupra a ruota libera perchèle le leggi non vengono rispettate da nessuno, in primis da chi ci governa.
Io sono un uomo e personalmente ritengo ripugnante chi si comporta in questo modo. Fra i miei principi uno dei più fondamentali risiede nel fatto che donne e uomini sono uguali, se una donna lava i piatti e fa il bucato, se bada ai figli e pulisce la casa anche un uomo ha le mani per farlo e se un uomo zappa la terra o fa l’amministratore delegato ogni donna può fare altrettanto perchè, a parte volare e respirare sott’acqua, gli esseri umani sono capaci di fare ogni cosa a prescindere dal loro sesso.

La storia di Una si intreccia con il caso dello squartatore, un uomo che nell’arco di cinque anni ha ucciso a martellate e coltellate ben tredici donne nello Yorkshire e ne ha ferite gravemente molte altre. La storia di una procede parallelamente a quella dello squartatore, ma sembrano quasi procedere nella stessa direzione, un lento declino che porta Una ad affondare nello sconforto e nell’umiliazione e il criminale fra le deboli sbarre della giustizia.
Ovviamente in questo caso la polizia non si spreca nelle indagini, infatti è stato catturato per caso mentre cercava l’ennesima vittima, come un lupo solitario che viene stanato da un orso mentre caccia una lepre.
La cosa che mi ha fatto pensare più a fondo in questa storia è stato un messaggio inoltrato dalla polizia per lo squartatore che riporto di seguito:

“Hai chiarito che odi le prostitute. Molti le odiano. Noi, come forza di polizia, continueremo ad arrestare prostitute, ma adesso stai uccidendo anche ragazze innocenti.Questo indica il tuo stato mentale e che hai bisogno di cure mediche. Abbiamo capito. Arrenditi prima che un’altra donna innocente muoia.”

Leggendo queste parole sono rimasto a bocca aperta. La polizia ha chiaramente proclamato che finchè uccidi prostitute va bene, ma se uccidi donne che non battono le strade allora sei un criminale. Quindi se lo squartatore fosse passato per caso vicino ad Una sul marciapiede mentre camminava per strada e qualcuno le urlava “Puttana!” perchè era stata stuprata contro la sua volontà, allora lui avrebbe potuto ucciderla senza problemi perchè era appena stata definita una prostituta. Però la polizia, pur arrestando molte prostitute, forse non sa che sono donne disperate, costrette a fare ciò che fanno per crescere un figlio in un mondo che non ha dato loro una chance di fare altro, o peggio perchè altrimenti verrebbero uccise loro o i loro cari da coloro che controllano questo tipo di affari. Sono disgustato dal genere umano.

Un’altra frase che mi ha fatto riflettere a fondo è quella che riguarda gli adulti che abusano dei bambini, perchè Una era solo una bambina quando ha subito le sue violenze e come lei stessa dice nessuno le ha offerto caramelle.

“Non si parlava degli adulti che usano e sfruttano i bambini.Ricevevamo vaghi avvertimenti su sconosciuti e caramelle che non erano di grande aiuto… io non avevo visto caramelle.”

Questo è il principale problema, e forse uno degli argomenti che gettano le fondamenta di tutto il discorso di Una, ovvero la mancanza di dialogo riguardo a queste situazioni. Tutt’oggi sento genitori che dicono ai figli do non accettare caramelle dagli sconosciuti, ma probabilmente qualcuno dovrebbe dire ai genitori che i bambini non vanno lasciati soli mai e poi mai, ne con gli sconosciuti ne con chi si conosce perchè, purtroppo, le insidie si nascondono dietro l’angolo. Quante volte si è sentito parlare di abusi perpetrati da familiari e parenti? Quante volte si vedono i vicini di casa con i binocoli o le macchine fotografiche dietro le finestre? Purtroppo il mondo non è un posto fatto di arcobaleni ed erba al gusto di gomma da masticare, la fabbrica di cioccolato di Willie Wonka non esiste.
Se si parlasse, però, si potrebbe fare qualcosa, o perlomeno si potrebbe far capire ai bambini che le raccomandazioni degli adulti non sono soltanto inutili prediche.
Purtroppo la nostra società ha sempre avuto problemi a parlare di certi argomenti, mascherandoli con qualcosa che potesse rendere irriconoscibili certi discorsi, facendo diventare un predatore in un lupo cattivo che viene punito da un boscaiolo.

Per chi non lo sapesse la favola di cappuccetto rosso nei secoli è stata totalmente distorta da coloro che hanno deciso di lucrarci sopra, così come è successo un po a tutte le favole che nella loro versione originale non hanno quasi mai un lieto fine e al contrario sono intrise di sangue.
La vera storia di cappuccetto rosso si basa su una antica usanza in voga nei pressi della foresta nera durante il medioevo secondo la quale quando c’era un figlio o una figlia che non si potevano mantenere li si portava nel bosco profondo, abbandonandoli nelle sagge mani della foresta, noto covo di ladri, trafficanti di schiavi, stupratori pedofili e cannibali. Nella sua versione originale cappuccetto rosso usa la scorciatoia nel bosco per arrivare a casa della dove trova il lupo che la divora senza pietà. Niente lieto fine. Il messaggio arrivava forte e chiaro, se entri nel bosco muori. Invece i genitori preoccupati di un messaggio così violento hanno ben pensato che un eroico boscaiolo avrebbe potuto salvare tutti facendola in barba al lupo, ma la realtà è che la fuori, il taglialegna non esiste. Nei vicoli e nei meandri delle grandi città nessuno ti guarda in faccia e si sopravvive solo se si è abbastanza forti e non si può dire che questo non sia vero.
Allo stesso modo Una si è trovata sola in un mondo che la additava come “puttana” solo perchè qualcun altro aveva deciso che lei doveva concedersi. Complimenti, genere umano, fai sempre più schifo.

Così una e tutte coloro che hanno subito le stesse violenze vivono una vita da emarginate, nella costante paura di attirare l’attenzione, aggrappate al silenzio che impedisce ai passanti di additarle come prostitute e donne facili. Questo non va bene.

I disegni che accompagnano le parole dell’autrice sono forti, semplici ma allo stesso tempo vigorosi, capaci di mostrare una realtà più vera di ciò che ci circonda, qualcosa che sembra prendere davvero forma nella testa di chi legge e comprende cosa sta leggendo.

Devo complimentarmi con Add Editore che ha avuto il coraggio di aiutare l’autrice a diffondere il suo messaggio con tutte le sue forze e spero che con questa mia recensione possa fare la mia parte anche io facendo risuonare le parole di Una ovunque.
Stavolta non posso dare nessun voto, perchè non si può valutare la vita di una persona, la sua testimonianza e le sue esperienze perchè sono un tesoro inestimabile e non basterebbero cento stelle o macchine da scrivere per valutarlo.

Buona lettura.

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May the Force be with you!
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